La parola confetto deriva dal latino confectum, participio passato di conficere, e significa preparato, confezionato. Nel Medioevo ci si riferiva con questo termine alle confetture o alla frutta secca ricoperta di miele, non al confetto così come lo conosciamo oggi.
Ma quando sono nati i confetti? Collocare in un’epoca ben precisa la loro nascita quale prodotto dolciario è assai difficile. Sembra che il primo confetto, indirizzato a soli fini terapeutici (il preparato era ricoperto da un guscio dolce per renderlo più gradevole), sia stato inventato da un tal arabo di nome Al Razi, ma non esistono documenti che consentono di datare esattamente questa invenzione.
Secondo alcuni storici, gli antenati dei nostri confetti esistevano già in epoca romana per festeggiare nascite e matrimoni: erano allora realizzati con anime di mandorle, miele e farina. Bisogna ricordare infatti che fino al tardo 400 lo zucchero in Europa non esisteva. Solo in seguito alla scoperta delle Indie Occidentali divenne protagonista nella dolcificazione, relegando il miele ad un ruolo marginale. Contestualmente alla diffusione dei confetti tra le classi più abbienti, cambiò anche l’abitudine di chi li donava: non più gli invitati agli sposi, ma questi stessi ai loro ospiti.
Di confetti si ha notizia a partire dal 1200 a Venezia, dove arrivavano dai mercati dall’estremo oriente. Era infatti in uso nell’impero bizantino gettare questi dolcetti dai balconi nobiliari, sul popolo festante durante i festeggiamenti carnasciali. Da qui l’origine del rivestimento duro, originariamente realizzato con miele indurito, che aveva lo scopo di migliorare la resistenza del confetto nell’impatto al suolo, preservandone l’integrità.
Sempre al 1200 circa risale l’usanza di conservare i confetti in preziosi cofanetti, usanza che circa due secoli più tardi darà vita alla “bomboniera”. Il termine, infatti, deriva dal francese bon bon, ed indicava un piccolo e prezioso contenitore che donne e uomini nobili portavano con sé esibendolo con orgoglio. Era di gran moda, cesellato da abili orafi, quasi un’opera d’arte da ostentare. Era quindi un oggetto talmente importante che accompagnava lieti eventi come nascite, matrimoni e festeggiamenti.
Intorno al 1400 ogni ricevimento di gala doveva prevedere su ciascun tavolo ricche coppe contenenti confetti. La fabbricazione dei confetti moderni ebbe inizio a Sulmona nel XV secolo. Alcune testimonianze si trovano presso l’archivio del Comune in documenti datati 1492-1493. Da allora questi dolci hanno avuto molti estimatori. Si narra che fossero molto apprezzati da Napoleone, Luigi XIV e dalla regina Elisabetta. La letteratura francese del XIV secolo cita confetti al sapore di rosa, muschio e violetta. In Italia, poeti e scrittori come Manzoni, Leopardi, Carducci, Verga, Pascoli e D’annunzio hanno citato i confetti come dolci che arricchiscono pranzi importanti e cerimonie solenni.
La tradizione vuole che il confetto usato per il matrimonio sia bianco, ad indicare la purezza della sposa, e che ogni anniversario di matrimonio abbia il suo colore specifico. Occorre però aspettare il XIX secolo per trovare traccia dei confetti colorati, infatti la loro prima apparizione risale circa al 1820. A quest’epoca dobbiamo la vera e propria diffusione dei confetti. Infatti con l’introduzione della produzione industriale, divennero un oggetto meno costoso e prezioso, quindi accessibile a tutti.
Un’altra indicazione che viene dalla tradizione riguarda il numero dei confetti. Cinque in ogni confezione come i doni della vita che si augurano agli sposi: salute, fertilità, longevità, felicità, ricchezza. Il numero può variare, ma, per essere di buon auspicio, dovrebbe rimanere dispari.